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Cenni storici

Il Lagotto

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Antica razza di cani da riporto in acqua nelle pianure di Comacchio e zone paludose di Ravenna. Nel corso dei secoli le vaste zone paludose furono risanate e divennero terreni arabili. Di conseguenza il Lagotto cambiò e da cane da acqua divenne un ECCELLENTE cane da tartufo nell'aperta campagna piatta e sulle colline della Romagna.
Il Lagotto Romagnolo, dal carattere sobrio come i veri campagnoli, ha le tipiche sembianze di un cane che viene dal passato e l’espressione dolce ed attenta dei cani di razza italiana.
Fin da tempi remotissimi i popoli italici intrattenevano scambi commerciali assai fiorenti coi popoli dell’Oriente. Tali scambi presupponevano contatti continui a tutti i livelli che consentissero alle diverse popolazioni di venire a conoscenza di usi e costumi diversissimi e che solo in questo modo potevano essere diffusi. A ciò non si sottrassero di certo neanche i cani. Questo spiega i tanti ritrovamenti effettuati (particolarmente durante scavi archeologici nell’Italia nord-orientale) che si riferiscono a diverse etnie canine, ma con particolare riguardo ad un cane da acqua piccolo e dal pelo ispido e arricciato. Dobbiamo comunque riconoscere ai tartufai d’allora il grande merito di non aver lasciato cadere nel dimenticatoio il nostro Lagotto, consentendogli di giungere fino a noi, come per miracolo, ancora quasi integro dal punto di vista fenotipico e genotipico.
Verso la metà degli anni ’70 un gruppo di valenti cinofili romagnoli, guidati dal gentiluomo imolese Quintino Toschi, presidente del locale gruppo cinofilo, con la sovrintendenza del prof: Francesco Ballotta, grande allevatore e giudice E.N.C.I. (il quale ricordava perfettamente i Lagotti della sua lontana giovinezza), ed il sostegno tecnico del dr. Antonio Morsiani, cinologo, giudice ed allevatore di fama mondiale, coadiuvati dal rag. Lodovico Babini, cinofilo romagnolo di antica esperienza, decisero che era venuto il momento di prendere in mano la razza per salvarla dalla pressoché totale degenerazione in cui rischiava di cadere causa l’incompetenza, l’ignoranza e l’incuria di chi la deteneva. Essi diedero impulso alla ricostruzione genetica del Lagotto, facendolo uscire in tempo dal tunnel senza ritorno dell’estinzione.
La riunificazione delle due storie parallele del Lagotto, quella delle sue originarie paludi e quella delle colline appenniniche, creò i presupposti per riportare in purezza la razza.
Con la fondazione del Club Italiano Lagotto, avvenuta a Imola nel 1988, che oggi annovera circa 300 soci in tutto il mondo, si sono creati i presupposti per il riconoscimento ufficiale della razza da parte dell’E.N.C.I. e dela F.C.I.
Il riconoscimento ufficiale da parte dell’E.N.C.I., con l’approvazione dello Standard morfologico redatto dal Dr. Antonio Morsiani (dopo anni di misurazioni biometriche su centinaia di soggetti), è avvenuto nel 1992. Nel 1995, grazie all’opera costante del Club e dei suoi organismi tecnici, si è pervenuti al riconoscimento internazionale provvisorio da parte della F.C.I. Nel frattempo la razza si è segnalata per una costante e capillare diffusione a livello europeo e mondiale con un aumento omogeneo ed altamente significativo del numero di cuccioli iscritti ogni anno presso i vari Kennel Club F.C.I., il Kennel Club Inglese e L’American Kennel Club. Qualche esempio, in Italia si è passati dai 545 cuccioli iscritti nel ’94 ai quasi 900 del 2002, raddoppiando di fatto le nascite in appena 9 anni. In paesi come Svizzera, Finlandia, Svezia, Gran Bretagna si è passati in pochi anni a decuplicare e in qualche caso addirittura a centuplicare il numero di cuccioli registrati.
A testimoniare la diffusione internazionale della razza sono le iscrizioni di cuccioli in costante aumento in paesi come la Svizzera, l’Olanda, la Germania, la Francia, la Finlandia, la Svezia, la Gran Bretagna, gli USA, l’Australia.
Proprio al fine di tutelare e coordinare a livello internazionale la corretta selezione morfo-funzionale della razza nel 1997 è stata costituita l’U.M.LAG (Unione Mondiale dei Club Lagotto Romagnolo). A tale sodalizio internazionale, presieduto dal Dr. Giovanni Morsiani, aderiscono i Clubs Lagotto dei paesi sopra citati, mentre si mantengono costanti le proposte di affiliazione di nuovi club in tutto il mondo.
nNegli affreschi della Camera degli Sposi nel Palazzo Ducale dei Gonzaga di Mantova, realizzati da Andrea Mantegna attorno al 1456, nella scena che rappresenta “l’incontro”, ai piedi del marchese Ludovico III Gonzaga, è ritratto un cane in tutto simile ai lagotti di oggi.

Numerose citazioni all’interno di libri di folklore, usi e costumi e sulla caccia, a partire dal XVI secolo, ricordano l’utilizzo di un piccolo cane dal pelo ricciuto per il riporto della selvaggina dall’acqua.
Questi cani affiancavano nelle loro varie attività i vallaroli o “lagotti”, pittoreschi personaggi che prima delle grandi bonifiche di fine ‘800 furono la vera anima di quelle lagune ricchissime di selvaggina. I vallaroli, che avevano in concessione le ben note “tinelle” (o “botti”) per la caccia di valle, accompagnavano abitualmente i signori in quell’affascinante e difficile pratica venatoria.
Un’altra attività dei vallaroli era la cerca del tartufo, allora meno conosciuto di oggi e molto più abbondante: inseparabile compagno di costoro era il piccolo Lagotto, custode della barca e della casa, riportatore e recuperatore bravissimo soprattutto di folaghe allorquando centinaia di barchini, nei famosi “rastrelli”, circondavano branchi di migliaia di questi uccelli facendone delle vere e proprie stragi. Il Lagotto, spesso per ore ed ore, si tuffava anche nelle giornate più rigide a volte rompendo il velo di ghiaccio e nuotando sott’acqua, per poi riportare sulla “battana” i volatili abbattuti. Una attività resa possibile dalla compattezza del pelo del cane a riccio strettissimo e con abbondante sottopelo, un vero e proprio strato impermeabile ed idrorepellente che impediva all’acqua di venire a contatto con la pelle.
Il nome di Lagotto deriva quindi, sicuramente, dalla sua funzione primitiva di cane da acqua. Del resto nel dialetto romagnolo “Càn Lagòt” è sinonimo di “cane da acqua” o “cane da caccia in palude dal pelo riccio e ispido”.
La spiccata attitudine alla cerca, la grande addestrabilità e l’ottimo olfatto, fecero col tempo del Lagotto un efficace cane da tartufi.oli, ha le tipiche sembianze di un cane che viene dal passato e l’espressione dolce ed attenta dei cani di razza italiana.Lagotto Romagnolo, dal carattere sobrio come i veri campagnoli, ha le tipiche sIl Lagotto Romagnolo, dal carattere sobrio come i veri campagnoli, ha le tipiche sembianze di un cane che viene dal passato e l’espressione dolce ed attenta dei cani di razza italiana.embianze di un cane che viene dal passato e l’espressione dolce ed attenta dei cani di razza italiana.agotto Romagnolo, dal carattere sobrio come i veri campagnoli, ha le tipichIl Lagotto Romagnolo, dal carattere sobrio come i veri campagnoli, ha le tipiche sembianze di un cane che viene dal passato e l’espressione dolce ed attenta dei cani di razza italiana.e sembianze di un cane che viene dal passato e l’espressione dolce ed attenta dei cani di razza italiana.ratxgdbdb

 
 
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